VICE PRESIDENTE NICOLAI SU ORARIO DIURNO: BENEFICI PER IL CAR E PER GLI OPERATORI

Ma per un vero rilancio serve un piano nazionale

Nel commercio all’ingrosso vanta una storia lunga tre generazioni; inoltre ha una personale esperienza e conoscenza del Centro Agroalimentare di Roma (C.A.R.). Stiamo parlando di uno dei neo vicepresidenti nazionali di Fedagromercati, Federico Nicolai (in foto), che FreshPlaza ha intervistato per comprendere meglio le dinamiche e le sfide del settore.

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Roma, per alcuni anni, si era allontanata dalla Federazione Nazionale Fedagromercati, oggi invece è ben rappresentata e costituisce un caso esemplare. Nicolai: “Come nuovo Vice Presidente della Federazione Nazionale, vorrei porre l’attenzione sul tema degli orari, argomento molto caro alla realtà romana, la quale rappresenta una best practice per tutto il mondo dei Mercati”

Secondo Nicolai, il C.A.R. ha recuperato capacità di attrazione verso gli operatori del settore, negli ultimi anni: ne è testimonianza il fatto che i box abbiano ancora un valore e che, per subentrare a un grossista che cessi l’attività, bisogna versare una buona entrata, cioè una cifra congrua al giro d’affari del singolo posteggio.

Il cambiamento di orario ha influito anche sul miglioramento generale delle condizioni di vita degli operatori e dei loro collaboratori, con conseguenze positive sulla loro capacità commerciale. Con l’orario diurno, inoltre, il lavoro dell’operatore all’ingrosso guadagna maggiore appeal anche nei confronti dei giovani. Ultimo ma non meno importante beneficio si trae pure dal punto di vista della sicurezza, considerando che la vita notturna può recare maggiori rischi a chi lavora.

Il fatto che non si sia addivenuti ancora a una deliberazione a livello nazionale per quanto riguarda gli orari dei centri agroalimentari si deve, secondo Nicolai, alla questione di come coordinare le scelte tra i vari mercati operanti in Italia; ed è proprio qui che si vede il ruolo di un’associazione nazionale come Fedagromercati. I centri agroalimentari sono sempre più dei poli logistici e vanno dunque misurati con il metodo dell’efficienza. Ragionare in un’ottica di concorrenza tra le varie strutture, non ha senso.

“I centri agroalimentari possono diventare importanti piattaforme per molti canali; non soltanto per la GDO, ma anche per il settore della ristorazione e forse, in un prossimo futuro, anche per quelle compagnie che stanno sviluppando le potenzialità del commercio online”.

“Servirebbe tuttavia una strategia a livello nazionale, per innescare la quale molto si potrebbe ottenere mediante un coordinamento tra una Federazione forte, da una parte, e gli Enti gestori dall’altra. Ciò consentirebbe di dialogare con le Istituzioni e le Amministrazioni in modo non più singolo o episodico, ma in maniera più corale”.

Come osserva Nicolai, attraverso i mercati girano miliardi di fatturato, per cui un peso specifico di questo comparto esiste, nel nostro Paese, nonostante la fase di crisi. Già questa potrebbe costituire una base per ripensare il settore in senso lato.

“E’ necessario un nuovo Piano Nazionale per i mercati all’ingrosso attraverso una razionalizzazione delle strutture preesistenti, nell’ottica di una riconsiderazione delle esigenze logistiche di ogni piattaforma. Solo così i mercati all’ingrosso potrebbero mantenere il proprio ruolo vitale all’interno della filiera”.

Mercati esteri di primario livello come Rungis o Mercasa potrebbero essere sistemi da cui imparare molto. Si tratta infatti di strutture che hanno un peso e una disponibilità economica, che si avvalgono di centri studi e che si interfacciano con i Governi esteri oppure dialogano con le compagnie di navigazione: ciò le rende strutture di rilevanza internazionale. Che invece anche un Centro Agroalimentare importante come quello di Roma non sviluppi appieno questo potenziale, lo si vede già nei flussi di import-export. “Le esportazioni pesano praticamente zero – ci rivela Nicolai – mentre molte sono le derrate importate. Anche perché i fornitori esteri sono competitivi sui prezzi e sulla continuità di offerta”.

Rimane un’importante considerazione di fondo, che potrebbe dare vigore alla necessità di un piano nazionale: se i mercati all’ingrosso italiani dovessero sparire, che fine farebbero i tanti produttori che conferiscono le loro merci a queste strutture?

 

Da un articolo di Freshplaza.it

Editor review

Summary

I TEMPI SONO MATURI. E IL PASSAGGIO DALL'ORARIO NOTTURNO A QUELLO DIURNO E' INELUDIBILE PER VALORIZZARE LE AZIENDE CHE OPERANO ALL'INGROSSO , RESTITUENDO LORO QUELLA CENTRALITA' OGGI PERSA.